venerdì 29 ottobre 2010

Non sono mai stata cosi vicina a un uomo da potermi bruciare


Pedalando in bicicletta, senza fretta, nella brughiera di mattina dove non si vede a un passo, me ne vado a spigolare, quando noto una barca in mezzo al mare.  E’ un barcone senza motore che potrà trasportare si e no 15 persone, ma ce ne son 300 e tutti neri neri. Forse è diretta a Santa Fe perché deve scaricare mezzo Kilo di caffè, ma un’onda anomala l’inghiotte. Eran 300 eran giovani e neri e sono morti. Vabbé, penso, mica è la prima volta che succede, ci penserà il vecchio e il mare a loro. D’improvviso vedo la nebbia agli irti colli che piovigginando sale e decido di tornare in ginocchio da te, nella nostra vecchia fattoria, dove lo spiedo starà sicuramente scoppiettando e tu fischiettando hai chiuso le finestre e stai piangendo. Ho deciso di dirti tutto quello che le donne non dicono perché ho bisogno di te per fare l’amore. Io che cosa mai farei se adesso non ci fossi tu? Beh? Che aspetti? Che fai lì impalato? Mangiati quel maledetto pocket coffee  così ... uno su mille ce la fai. Ancora, ancora, ancora e più sù, muoviti più in fretta più sù, nel silenzio. Taci! Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane...parole parole parole, soltanto parole, parole tra noi. Che fai? Ti fermi? Nel mezzo del cammin della mia selva oscura? E allora ho deciso, me ne vado. La valigia sul letto è quella d’un lungo viaggio. Vai dal Comm. Montalbano a denunciare la mia scomparsa. E non vai a Chi l’ha visto? E neanche stampi la mia faccia sulle scatole del latte a lunga conservazione? Perché, non potevi rivolgerti a Jack Malone di “Senza Traccia”? Speri forse che diventi uno dei Cold Case? Ti amo e poi ti odio e poi ti amo, si perché l’amore si odia e di caramelle, non ne voglio più, preferisco il nostro Kinder Bueno, da dividerci da buoni vicini, preferisco mangiarti e lasciarti nell’anima, un fermo immagine, un segno che non passa mai, neanche con il Cillit Bang.  Userò il Bio Shoult. Questa notte è piccola per noi, troppo piccolina e domani sarà un altro giorno. Buonanotte, fiorellino, sognani se nevica, sognami...sono nuvola. Sei un essere speciale ed io avrò cura di te. Io che t'ho amato sempre, non t'ho amato mai, amore che vieni, amore che vai... Ormai mi sono rassegnata capisci... poi sei arrivato tu... e non ho bisogno di avere un altro motivo per essere arrabbiata con dio.... Quante donne hai amato prima di me? Nessuna. E dopo di me? Nessuna... Fare il viaggio e non innamorarsi profondamente equivale a non vivere, ma devi tentare, perché, se non hai mai tentato, non hai mai vissuto.... Cosa voglio di più dalla vita? Voglio la favola....
Elisena


mercoledì 27 ottobre 2010

E gli altri siamo noi.

Non noti gli altri
L’angolatura è diversa
Lontana dal tuo sole
culture religioni
malattie guerre
non ti appartengono
Ma quando il tuo diamante
diventa un sasso opaco
quel lontano sole
lo riaccende di speranza
e sei già parte di loro.
Nessuno è immune
e tutto è incancellabile.
Elisena


domenica 17 ottobre 2010

A mia zia.

Da madre tu non potevi definire 
il tempo di vita d’un figlio
Ma il male si
e t’ha indotta a strappargli
secondi preziosi
tramutandoli in sorrisi
in carezze
in parole …
L’ultima mai detta
Nessun addio
E sopravvivi costretta
aspettando nel tuo
l’addio al dolore
al ricordo
al tempo.
Eppur sorridi
perché suo è anche quel sorriso
E lavori
e sudi
e vivi 
ogni giorno è diverso
in un nuovo ricordo
che ti regali allo specchio
I tuoi occhi sono i suoi
E’ uno schiaffo alla morte
la tua forza di vita
quando rincorri con scarpe slacciate
praterie di pensieri
e c'è lui che t’aiuta
ad alzare in volo
una sedia a rotelle
come fosse un aquilone!
Elisena


Questa poesia è dedicata a mia zia Lucia, una persona speciale, solare, luminosa, come il suo nome. Il destino le ha imposto di sopravvivere alla morte d’un figlio continuando a sorridere, a giocare, a soffrire con l’umiltà di chi ha il dono di camminare e non contare i suoi giorni. Mio cugino Mauro è morto a soli vent’anni, sconfitto dalla distrofia muscolare. La sua fanciullezza e l’adolescenza sono state colmate dal suo amore così grande da far diventare la sua sedia a rotelle un aquilone, per trasportarlo leggero in un cielo da lei  non troppo lontano.


domenica 10 ottobre 2010

Intervallo


Della vita e del buio
è padrona la nera signora
Qualche volta  ti lascia fuggire 
rinviando l'incontro
ma poi ritorna
e decisa mette fine al tuo giorno
Un giorno che sembra esser durato
quanto un solo respiro
dal primo vagito
all'ultimo fiato
E' lei che decide del pallore l'alba sul viso
Quest'oscura Signora
ogni volta ha una scusa
Misterioso intervallo di vita 
 la bocca sua
omaggio di un sol bacio.
Elisena