mercoledì 27 gennaio 2010

L'abbraccio.

Vorrei abbracciarti in un primo mattino d'estate
Il cielo terso 

e il sole caldissimo
 e l'afa soffocante
Guardarti negli occhi

 e trovarti qualcosa di bello
Accettarti naturalmente 

perché mi appartieni come la vita
Non abbassare il mio sguardo intimorito
ed essere presente in quell'incontro

 in una calda estate
al sole di un Luglio vicino

 lontano .... chissà...
E' il mistero della vita 

e non c'è dato sapere
E' l’arma a tuo vantaggio
La beffa di non poter scegliere
La libertà negata al non avere freddo e paura
Non te la darò mai vinta
Io ti abbraccerò per prima
Prima che il buio si perderà nei miei occhi
Prima che il freddo vestirà il mio corpo
Prima che quel caldo sole si allontani
Solo così avrò vinto
Facendo io la prima mossa
Il resto è solo comune destino
e l'ultimo attimo resterà mistero

Elisena

sabato 23 gennaio 2010

Il fiore dell' Avatar

Mi sono svegliata una mattina, ed ero un fiore. Il fiore del mio Avatar. Sconoscevo a quale paese appartenesse quel piccolo lembo di terra che mi aveva partorito. Mi sono svegliata ed ero un fiore. Ho avuto paura. Paura che il piede dell’uomo si posasse su quell’esile stelo che mi sosteneva. Paura che la mano inconsapevole di un bimbo mi strappasse dal gambo. E avevo ragione. Una mano mi ha afferrata e tirata via d’un colpo. Sono svenuta. Ho ripreso i sensi in uno stretto bicchiere di vetro. L’acqua intorno era immobile. Uno striminzito raggio di sole mi sfiorava a fatica, riuscendo a far capolino da una tenda. Il sole, lui mi capiva. Lui voleva che io vivessi, per questo mi carezzava lieve sui petali che ormai stavano impallidendo. Mi sono svegliata ed ero un fiore. Non c’erano altri fiori uguali a farmi compagnia. Parlavo la mia lingua. Nessuno mi ascoltava. Mi sono svegliata ed ero un fiore. Il fiore del mio Avatar. E dal bicchiere, da quell’acqua immobile che sapeva di cloro, ancor viva, sono stata gettata in una pattumiera. I miei colori arancio erano svaniti. Il mio profumo era sudore. Mi sono svegliata ed ero un fiore. Nata in paese sconosciuto. Figlia di terra alla quale avrei voluto essere restituita. Avevo tante cose da dire. Tante da imparare. Tante da ascoltare. La busta di plastica si è chiusa avvolgendomi inesorabile, fino a soffocarmi. Sono ancora viva. Un tonfo sordo. Il rumore di mani che si strofinano l’una l’altra per liberarsi di tracce del mio sporco. Potevo vivere, il vento avrebbe portato lontano il mio seme. Potevo restare lì, in attesa che la terra mi avesse ripreso. Ma altri avevano deciso il destino. Mi sono risvegliata ed ero una immigrata. La storia si è ripetuta.

Dedicato a tutte quelle persone diverse nella religione, nella razza, nell’idoneità fisica, nell'ideologia politica e nella sessualità alle quali è stata negata qualsiasi possibilità di integrarsi. A tutti quei corpi senza nome che giacciono in fondo al mare. A chi poteva “arricchire” la nostra storia ma non ha avuto voce “in nessun capitolo”!
Nella religione Induista un avatar è l'incarnazione di una divinità!