E' difficile afferrare la sbarra di quel cancelletto in ferro battuto. Nero. Sempre freddo, anche d'estate. E' il confine. Divide due mondi. I vivi e i morti in vita. Io entro, ma Cristo che fa? Resta fuori?
All'interno lo stabile odora d'aria che puzza di male, di vecchio, di dolore. Quarto piano. nella tromba delle scale s'odono lamenti. Tutti diversi. L'aria diventa sempre più rarefatta. C'è puzza di morte.
Ma Cristo dov'è? Perchè non sale le scale?
Ma Cristo dov'è? Perchè non sale le scale?
Mani che s'allungano, occhi smarriti nei loro stessi sguardi, esseri viventi in un eterno presente senza passato e privo di futuro. Bocche che mangiano. Unica funzione. Nasi che respirano escrementi e piscio custoditi obbligatoriamente dai loro stessi corpi, avvolti in involucri di plastica e cotone, fino all'orario prestabilito. Teste bianche, nere, calve, donne prive di seni e uomini di battaglie. Quarto ed ultimo piano. Voglia di scendere. Stanza a destra, continuo e già la sento. Tra tutti quei lamenti riconosco il suo. Tra tutti quegli odori riconosco il suo. Nell'aria che non ossigena nè mente nè corpo, io riconosco il suo odore. E' lei. E' mia madre.
Ma Cristo dov'è? Oltre il quarto piano non c'è nulla?
Ma no. C'è il tetto e più in alto il tempo delle stagioni.
Il quinto piano. L'altra vita.
Ma lei uscirà dal cancello nero, in ferro battuto, sigillata in un bara silente, senza lamento, senza mano protesa, senza occhi persi nel suo sguardo. Chiusa per sempre in quell'aria fetida. Per sempre.
Ora vado. Tornerò ancora. Un giorno io non entrerò mai più e chiuderò quel portone che protegge lo stabile fino al quarto piano.
Cristo, ma dove sei?
Ti proibisco di seguirmi.
Ma Cristo dov'è? Oltre il quarto piano non c'è nulla?
Ma no. C'è il tetto e più in alto il tempo delle stagioni.
Il quinto piano. L'altra vita.
Ma lei uscirà dal cancello nero, in ferro battuto, sigillata in un bara silente, senza lamento, senza mano protesa, senza occhi persi nel suo sguardo. Chiusa per sempre in quell'aria fetida. Per sempre.
Ora vado. Tornerò ancora. Un giorno io non entrerò mai più e chiuderò quel portone che protegge lo stabile fino al quarto piano.
Cristo, ma dove sei?
Ti proibisco di seguirmi.
Ti proibisco di salire al quinto piano.
Ti proibisco di farmi sentire in colpa di poter respirare quest'aria pulita che avvelena i miei polmoni.
Ti lascio il suo posto.
Ti proibisco di farmi sentire in colpa di poter respirare quest'aria pulita che avvelena i miei polmoni.
Ti lascio il suo posto.
Quarto piano. Stanza a destra. Ti lascio all'inferno a respirare l'aria dei tuoi escrementi, del tuo piscio e delle tue mani che protese nel nulla non compiranno nessun miracolo. Saranno protese verso il tetto, ma spero che per te sopra non ci sia più cielo.
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